Non
seguo “faccialibro”, mi sono fatto inviare questo pezzo – là
pubblicato – dal mio amico Terry Nesti. Lo riporto così com'è ed
alla fine aggiungo alcune mie considerazioni
"Perché
per i “rockers” non esiste altra musica buona all’infuori di
quella che ascoltano loro. Questo chiaramente vale anche per i
jazzisti, che sono ancora peggio. Un musicista pop non ti guarda come
se avessi appena preso a calci una vecchietta se gli dici che ti
piace l’ultimo pezzo di Beyoncé, se apprezzi le doti di Lady Gaga
o se hai trovato carino l’ultimo album di Cesare Cremonini, nemmeno
uno che suona raggae o blues.
I rockers sono spesso i musicisti
peggiori, quelli più sguaiati e senza criterio alcuno nel comporre o
suonare, perché il rock è così, quel rumore e quelle chitarre
scordate sono volute, anche se fanno cagare e anche se sono tutti
luoghi comuni.
Se suoni rock, tutta la musica pop ti è vietata, figuriamoci poi quella italiana, ad eccezione di De Andrè, che fa sempre figo metterlo nel mezzo, la PFM, Rino Gaetano e Ivan Graziani, che si dice per fare gli intenditori,ma quasi nessuno lo ha mai ascoltato davvero; qualsiasi persona faccia musica in italiano è un buffone, a meno che non sia una cosa del tutto inascoltabile o noiosissima o con dei testi che nemmeno Freud ne potrebbe venire a capo.”
Se suoni rock, tutta la musica pop ti è vietata, figuriamoci poi quella italiana, ad eccezione di De Andrè, che fa sempre figo metterlo nel mezzo, la PFM, Rino Gaetano e Ivan Graziani, che si dice per fare gli intenditori,ma quasi nessuno lo ha mai ascoltato davvero; qualsiasi persona faccia musica in italiano è un buffone, a meno che non sia una cosa del tutto inascoltabile o noiosissima o con dei testi che nemmeno Freud ne potrebbe venire a capo.”
Ho
trovato questa descrizione su un bel blog
http://www.nowaytobeme.com/i-rockers/amp/
e ho pensato che questa analisi si può applicare a molte categorie
dello spirito.
Io
la ritrovo, sempre di più, nel mondo dei leoni da tastiera, quelli
che si improvvisano critici perché hanno un loro noumeno, fisso e
intransigente, un'idea di ideale applicata alle cose di tutti i
giorni, ai piccoli piaceri della vita. Nel mondo dei sigari e non
solo, penso anche alle birre artigianali solo per fare un esempio
(vero Leonardo Di Vincenzo?), ne ho letti diversi di questi
schiccheracarte elettroniche.
Ne
leggi perché raramente li incontri: nel contraddittorio verbale non
sono a proprio agio. Io mi aspetto che si avvicinino durante i
numerosi eventi che facciamo in giro per l'Italia, ma con scarsissima
frequenza si presentano, saltuariamente ti portano obiezioni
articolate (che potrebbero fare, i margini ci sono, nessuno è
perfetto); si limitano a fare scatologia affermando che il tal
prodotto è deiezione, escremento, feci.
Sul
perché sia reputato tale non è cosa ermetica da comprendere: non
piace a loro e tanto basta. In più c'è l'aggravante di Golia contro
Davide e si sa che Golia fa tutto male perché lavora per guadagnare,
mentre Davide lavora bene perché lo fa per la Gloria (che se fosse
una bella gnocca avrebbe anche senso).
Tanto
gli altri consumatori sono scemi, ciechi o peggio ignoranti: perché
se dovessimo stare dietro alla maggioranza degli appassionati, quelli
fumano aromatizzati!
Perché
provate a far bere un Tavernello ad un esperto di vini e vedrete che
ve lo tirerà in faccia
(http://www.intravino.com/assaggi/portare-il-tavernello-alla-fiera-dei-vini-veri-per-vedere-leffetto-che-fa-perche-lo-fa-eh/)
e cose di questo stampo.
Ho
assaggiato i sigari di altri produttori, alcuni sono buoni,
buonissimi, passabili, indegustabili, ma sono il frutto di un lavoro
rispettabilissimo, in alcuni casi lungo e non privo di ostacoli e si
sente la differenza, in altri casi frutto solo di pochi anni (ma
anche i nani cominciano da piccoli) e si avvertono le mancanze. Ho
degustato in questi giorni un sigaro di un piccolissimo Davide,
naturalmente osannatissimo, e non sono riuscito a portarlo a fondo,
troppe note ammoniacali, frutto evidente di una fermentazione non
espressa bene, troppa potenza nicotinica, sgraziata e spiacevole come
una grattugia sulla lingua. Non sono riuscito a finirlo, non rientra
più nella mia percezione dei sigari. Mi ricordava gli infumabili,
per me naturalmente, Toscanello di venti anni or sono. Beh qualcuno
dirà, ma quelli sì che erano buoni, mica la roba fatta ora! È
naturalmente un'opinione rispettabile, come quella delle persone a
cui piace la grappa del contadino, il vino del bisnonno siciliano, le
frustate sulle gonadi, il caffè con la cicoria. Purtroppo o per
fortuna il mondo va da un'altra parte e "nella lotta fra te e il
mondo, stai dalla parte del mondo" (cit.)”
Ho
sottolineato parti del discorso che ritengo importanti, e aggiungo:
Al
primo Festival nazionale del tabacco e dei sigari tenutosi a San
Giustino (PG) dal 2 al 4 giugno abbiamo condotto 6 degustazioni
guidate gratuite e 7 laboratori (workshop, in italiano moderno)
sempre gratuiti...e ci sembravano pochi, ma visto l'operato degli
altri, erano un'enormità.
Ma...
-
un produttore concorrente, dopo aver aderito al festival, ”nulla,
vuoto, deserto” (citaz. Alex Drastico) ha lasciato la postazione
vuota...non si è presentato.
-
un esperto, di altra azienda concorrente, tenuto a fare una
conferenza...non si è presentato.
-
un relatore di azienda non concorrente ma a noi vicina, tenuto a fare
una relazione...non si è presentato.
-
parecchi estimatori di sigari - critici (anche) nei confronti del
Toscano – con la possibilità di avere un confronto con relatori,
staff dirigenziale, coltivatori, responsabili acquisti/vendite,
sigaraie (si, da noi c'erano tutte queste figure professionali)...non
si sono presentati.
Forse
– come per le battaglie di Napalm 51 - “stavano per...” ma
qualche lobby cattiva ha impedito loro di partecipare.
Di
che stiamo parlando? Di cosa dovremmo preoccuparci?
Comico
poi - davvero comico - è leggere alcune recensioni e resoconti del
Festival riuscendo addirittura a non nominare MST e il sigaro
Toscano, come non ci fosse stato; davanti a tanto coraggio mi inchino
:-D
E'
la conferma che non si deve dar ascolto a chi non non ci mette la
faccia, il nome (reale) e che di persona non esiste (e se esiste non
si presenta), ed esiste solo nel virtuale.
Quando
alcuni, e per fortuna nel corso degli anni ci sono stati, si sono
posti in maniera gentile, intellettualmente onesta e con la
disposizione ad ascoltare, così come anche io mi sono rapportato a
loro, sono stato ringraziato; questo non significa che abbiano
cambiato la loro idea; o magari forse un po' si, perché ci si è
spiegati e si è cercato di comprendere l'uno le ragioni dell'altro.
Si sono confrontati e sono stati ascoltati. Senza quel preconcetto
per cui, “se lo dicono loro, che sono i produttori, allora sono
balle”. Dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo, e con 550
eventi in un anno, in tutta Italia, le occasioni per incontrarci e
magari “fare anche solo due chiacchiere”, di certo non mancano.
il Fummelier™
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